Wolfram Fleischhauer, Il bosco silenzioso, Roma, Emon, 2018.
Lettura estiva. Mettiamo subito in chiaro che si tratta di un romanzo (fatti e personaggi sono frutto dell'immaginazione dell'autore) non di un saggio storico. Ma la tematica proposta può suggerire spunti di riflessione anche per la ricerca storica italiana.
Anja, giovane studentessa forestale, è sulle orme del padre misteriosamente scomparso nel 1979. Partendo dall'analisi geologica e stratigrafica del terreno, intorno al bosco di Haingries -nei dintorni di Waldmünchen, in Baviera - la ragazza nota qualcosa di strano e anomalo nel terreno che sembra celare la presenza di animali (o uomini ?) sotto la terra rimossa. Le sue ricerche allarmano gli anziani del paese: che vuole rivangare quella impertinente ficcanaso? Così, man mano, vengono alla luce gli spettri del passato - a seguito di un omicidio e un suicidio - le ombre scure della guerra, l'appartenenza al partito nazista, l'obbedienza alla legge prima che al senso di giustizia. Lo sottolineava anche Goethe: "Messo di fronte alla scelta fra disordine e ingiustizia, un tedesco sceglie sempre l'ingiustizia".
Sarà il giovane storico Skrowka, curatore del piccolo centro studi del campo di Flossenbürg, a svelare ad Anja gli orrori del campo di concentramento e le tante, troppe, complicità degli abitanti nei dintorni del campo che - di certo - non potevano ignorare le atrocità che vi venivano commesse. Anzi: artigiani, commercianti, imprenditori si spartivano gli interessi economici in accordo con le SS che gestivano il campo. Ed è questo l'aspetto più interessante del romanzo: la capacità di indagare in quel mondo di complicità, silenzi, piccoli e grandi tornaconto, che ruotavano intorno alla macchina concentrazionaria. Capacità quasi del tutto assente in Italia (ad eccezione dei libri di Giampaolo Pansa), volutamente ignorata dalla storiografia ufficiale - tutta impegnata a costruire il falso mito della "Resistenza" - che ha trasformato tutti i fascisti in perfetti antifascisti da un giorno all'altro.
Nella sua trama giallo-romanzesca l'autore porta alla luce un eccidio di prigionieri scampati da Flossenbürg dopo la sconfitta dell'esercito tedesco - con la consapevole omertà di un'intera comunità - con il ritmo incalzante (soprattutto nella seconda parte del libro) di una storia inventata, ma che appartiene alla trama vissuta della realtà.